Perché il rischio biologico è difficile da stimare?

Perché il rischio biologico è difficile da stimare?

Non è facile trattare il rischio biologico in quanto, tra tutte le tipologie, è probabilmente, quello che potrebbe avere le conseguenze più gravi dal punto di vista ambientale, coinvolgendo interi reparti, aziende o un’ampia porzione di territorio interessando le acque, la flora, la fauna e l’aria (quindi anche nell’uomo). Esempi di gravi conseguenze dovute a rischi biologici ce ne sono moltissimi ed è quindi importante cercare di attuare sempre delle procedure di contenimento, proprio per evitare la manifestazione degli scenari peggiori.

La valutazione del rischio biologico assume dunque una rilevanza ancor più importante e richiede analisi precise, attente e approfondite, direttamente proporzionali agli eventuali effetti che potrebbero manifestarsi.

Il rischio biologico e il rischio chimico: le differenze

Rispetto ad altri tipi di rischio, quello biologico è più subdolo e rimane spesso celato, ancor più di quello chimico. Sarà forse per questa ragione che, spesso, entrambi vengono confusi e intesi come similari, a volte addirittura uguali, ma la realtà presenta almeno un paio di grandi differenze che solamente in alcuni casi potrebbero dare sfogo ad una affermata complementarità. In queste situazioni il rischio biologico potrebbe presentarsi come conseguenza del rischio chimico.

Nella maggior parte delle volte il rischio chimico comporta effetti relativi prevalentemente alla persona, mentre i pericoli derivanti dal rischio biologico interessano di più l’ambiente o un contesto lavorativo specifico (ad esempio un ospedale, un’intera azienda, un paese, una porzione di territorio).

Se il rischio chimico nasce fondamentalmente da una possibile reazione tra sostanze o da un mutamento di determinate condizioni, i pericoli derivanti dal rischio biologico possono scaturire da falle di un sistema, da distrazioni o da comportamenti superficiali di persone, oltre che essere conseguenza di un rischio chimico magari incontrollato.

Il rischio biologico identifica il pericolo di contaminazione derivante dall’esposizione agli agenti biologici, microrganismi, colture cellulari e parassiti, mentre il rischio chimico è sostanzialmente derivante da sostanze ed elementi.

La valutazione rischio biologico

Il rischio biologico potrebbe essere tangibile e quindi deliberato oppure solo potenziale, ma basta poco per renderlo attuale e imminente. Per questo motivo è bene che in azienda vengano assunte tutte le precauzioni del caso per cercare di contenere alla fonte i pericoli, controllando gli agenti biologici.

In sede di valutazione, risulta dunque obbligatorio calcolare pure il rischio biologico potenziale e non solamente quello deliberato (cioè che scaturisce dall’uso volontario di agenti biologici), in modo da stilare un DVR rischio biologico completo e preciso, che possa mettere il datore di lavoro nelle condizioni di comunicare gli effetti ai dipendenti, fornendo loro tutte le informazioni relative alle procedure da intraprendere in caso di pericolo.

Il processo di valutazione del rischio biologico prevede inizialmente quattro fasi:

  • identificazione dei pericoli reali e potenziali
  • stima della gravità delle possibili conseguenze derivanti dalle fonti di pericolo individuate in precedenza
  • determinazione delle persone esposte al rischio
  • misurazione dell’esposizione (c’è chi è più esposto e chi meno)

Per la natura del rischio biologico è inevitabile che vi sia una certa dose di alea nei calcoli e nelle stime, le quali mai potranno essere certe e sempre oggettive. Come si fa a stabilire con certezza le conseguenze di una intossicazione alimentare in una struttura sanitaria? Come si può dichiarare con anticipo le conseguenze di una fuga di una nube tossica da un’azienda oppure di un carico di petrolio disperso in mare? Fornire risposte certe è praticamente impossibile.

Gli agenti biologici da considerare sono moltissimi, come pure le situazioni e i potenziali pericoli e proprio per questo spesso ci sono aspetti totalmente incerti che è opportuno interpretare e vagliare.

A seconda della tipologia di rischio chimico, dell’agente scatenante e dell’ambiente ci sono degli step da seguire per svolgere un’analisi più approfondita, a partire dall’individuazione della causa (magari un batterio o un microrganismo) e dalle tecniche di monitoraggio utilizzate.

Una volta terminata la valutazione rischio biologico e stilato il DVR, il datore di lavoro dovrà preparare il personale agli interventi ritenuti opportuni per ridurre o eliminare (se possibile) l’entità dell’esposizione agli agenti biologici, stimolando le diverse misure preventive e protettive reputate migliori in base all’entità dei pericoli.

Affidarsi a chi professionalmente ogni giorno opera nel settore ed è esperto nella stesura del DVR rischio biologico, può essere una valida idea per garantire il rispetto delle leggi, tutelando al meglio il personale e l’ambiente di lavoro.

Redazione