Come chiedere un risarcimento per infortunio sul lavoro

Come chiedere un risarcimento per infortunio sul lavoro

sicurezza

Quando si lavora in un’azienda, il datore di lavoro ha l’obbligo di creare situazioni agevoli, che possano garantire salute e sicurezza ai propri dipendenti. Ma cosa succede quando un lavoratore si fa male sul posto di lavoro? È possibile richiedere un risarcimento per infortunio?

L’ordinamento italiano prevede che il datore di lavoro sia nella posizione di poter fornire ai suoi lavoratori una sicurezza tale da poter proteggere la loro salute e la loro incolumità. Da ciò ne consegue anche che, in presenza di un eventuale incidente durante le ore di lavoro, il dipendente abbia diritto ad avanzare pretesa risarcitoria, come vedremo più avanti, sia all’INAIL che al datore di lavoro.

Cos’è un infortunio sul lavoro

Si parla di infortunio sul lavoro per indicate un evento lesivo che colpisce la salute del dipendente durante le ore di lavoro e che comporta un’impossibilità temporanea a svolgere la prestazione lavorativa (per più di tre giorni). Si differenzia dalla malattia professionale perché quest’ultima si verifica quando il lavoratore sviluppa una patologia provocata ad esempio dall’esposizione prolungata ad agenti patogeni o tossici.

Il datore di lavoro ha l’obbligo per legge di assicurare i suoi dipendenti presso l’INAIL dall’eventuale rischio di infortuni (e malattie professionali). Se il datore è in regola con i suoi obblighi verso l’ente, l’INAIL in caso di infortunio sul lavoro va ad erogare al dipendente una indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta. Tale indennità inizia a decorrere a partire dal quarto giorno di assenza dal lavoro per infortunio sino alla guarigione.

Danno biologico

Quando si riceve il risarcimento per l’infortunio si può interpellare sia il datore di lavoro che l’INAIL. Quest’ultimo quindi, oltre a riconoscere l’indennità giornaliera al lavoratore lesionato, gli eroga anche il risarcimento per il danno biologico subito in conseguenza dell’evento lesivo. In questo caso possono essere due le prestazioni versate dall’ente in base all’entità del danno:

  • L’indennizzo in capitale per la menomazione dell’integrità psicofisica. È una somma di denaro che non viene tassata e che si versa per quelli infortuni la cui percentuale di menomazione si aggira tra il 6% ed il 15%;
  • L’indennizzo in rendita per la menomazione dell’integrità psicofisica. In questo caso parliamo di una somma di denaro, sempre non tassata, che invece si versa per quegli infortuni il cui livello di menomazione ha superato il 16% e può raggiungere anche il 100%.

Danno differenziale

Ma quando quindi il risarcimento per infortunio viene versato dal datore di lavoro? In precedenza abbiamo specificato che il datore ha l’obbligo di garantire la sicurezza ai suoi dipendenti, deve cioè adottare tutte le misure necessarie per assicurare l’incolumità dei lavoratori. Qualora dunque il lavoratore si sia fatto male per una negligenza del datore, che non ha adottato le misure precauzionali imposte dalla normativa vigente, il datore di lavoro avrà l’obbligo di pagare al suo dipendente il danno differenziale. Si tratta di una somma che corrisponde alla differenza tra il danno realmente subito per il sinistro occorso sul luogo del lavoro e la quota che è stata già versata dall’INAIL nel contesto dell’assicurazione obbligatoria. Si agisce in sede giudiziale, davanti al giudice del lavoro.

Altra domanda che sorge spontanea è: e se per l’evento lesivo il lavoratore perde la vita? E se riporta delle lesioni personali irreversibili gravi? In questo caso, oltre a rispondere in ambito civile con la corresponsione del risarcimento, il datore di lavoro può essere citato in giudizio anche penalmente. Le accuse che gli si possono muovere sono quelle di omicidio colposo e lesioni personali colpose. Se il lavoratore ha riportato lesioni (o i suoi eredi in caso di morte del lavoratore) può richiedere il risarcimento del danno differenziale in sede penale, costituendosi parte civile.

Redazione